BUTTIGLIERA ALTA (TO) : Fabbricato antistante la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso – tetto pericolante

ranversoSegnalazione di degrado-intervento:  Il tetto dell’edificio a sinistra del portale è pericolante e i muri presentano infiltrazioni (tanto che si ravvede il pericolo di un eventuale crollo che potrebbe interessare il portale dell’antico ospedale da poco restaurato).
Bene:    immobile
Via/piazza/corso:    Strada antica di Francia
Frazione:    Sant’Antonio di Ranverso
Comune:    Buttigliera Alta
Provincia:    Torino
Regione:    Piemonte
Riferimento geografico:    collocazione in aperta campagna, l’unico edificio abitato è la cascina di fronte.
Riferimenti catastali:   Proprietà Fondazione Ordine Mauriziano
Uso attuale:    Deposito agricolo
Tipologia del bene:    Architettonico
Descrizione:    Complesso di edifici di epoche diverse, in origine adibite ad ospedale dell’ordine degli Antoniani. Racchiuso da muro perimetrale in parte rifatto in epoca moderna. Si apre con un pregevole portale con fregi in terracotta del XV secolo.
Riferimenti storici:  Dopo l’incendio avvenuto nel XIV secolo, fu rifatto nel XV. Nei secoli successivi venne ampiamente rimaneggiato con abbattimenti e ricostruzioni, tanto che della parte originale non rimane che il portale con la parte di edificio a questo addossato nella parte interna e parte dell’edificio che sorge dalla parte opposta del cortile interno.
Datazione:  Periodo bassomedievale (X-XV sec. d.C.)
Materiale:   Laterizio
Link: Archeocarta
Data sopralluogo: 9-4-2011
Nome compilatore: Renato Airasca
Associazione: Gruppo Archeologico Torinese

DA SOPRALLUOGO EFFETTUATO NEL MESE DI MAGGIO 2020 LA SITUAZIONE RISULTA RIENTRATA A SEGUITO DI INTERVENTI DA PARTE DELLA PROPRIETA’.

Galleria immagini:

PIOVA’ MASSAIA (At). Chiesa romanica di San Martino in Castelvero.

Della chiesa romanica di San Martino in Castelvero, nel comune di Piovà Massaia, ormai sono rimasti in elevato solo parte dei muri perimetrali.
In origine la cappella dipendeva dalla chiesa di Vercelli, che teneva anche il potere temporale sulle terre dei dintorni e ne aveva infeudati diversi signori, tra cui i Radicati di Cocconato.
Castelvero chiamavasi allora Castelvecchio, e con questo nome ne fa menzione un diploma di Federico Barbarossa del 5 marzo 1186. Anche la chiesetta di Castelvero faceva parte della Pieve di Meirate e con essa, verso l’anno mille, fu tolta alla chiesa di Vercelli ed assegnata alla diocesi di Asti, una delle più antiche, vaste e ricche della regione subalpina, che fin dall’XI secolo confinava a settentrione con la diocesi di Vercelli e s’inoltrava fino a Piovà, Alfiano, Grazano e Altavilla. Sappiamo che l’ufficiatura dell’antica chiesa di San Martino cessò nel 1810, e che nel 1835 venne chiuso l’attiguo cimitero.
Nella seconda metà dello scorso secolo la chiesa è parzialmente crollata.

PIOVAM3La costruzione attuale è molto antica, forse dell’XI secolo, nella quale furono utilizzati materiali appartenenti a qualche edificio preesistente com’è dimostrato dai mattoni striati romani che vi affiorano.
La sua pianta, un rettangolo di metri 6,75 di larghezza e di metri 11,99 di lunghezza, ad una sola navata con due absidi semicircolari, coperte da volte emisferiche a semicatino romanico, è di tipologia molto rara. In origine la chiesa aveva il tetto a vista a due pioventi, che faceva da volta, ma più tardi vi si aggiunse un solaio, formato con gesso tenuto insieme da un traliccio di canne di bambù.
L’orientamento è quasi perfetto. La porta principale è rettangolare, piuttosto piccola, m 1,98 x 1,32, con stipiti in pietra senza ornamenti. L’architrave lapideo è sormontato da un arco in cotto a tutto sesto. A destra della porta si apre una piccola e bassa finestra anch’essa rettangolare.
Un’altra porticina, attualmente murata, con arco in cotto e chiave di pietra arenaria, era praticata nel fianco destro, dove in alto, esistevano due finestre simili a quella sopra ricordata.
piova4Nell’interno, davanti all’altare vi era la cripta. Solamente al disopra dell’altare, si osservavano tracce di decorazione a colori. La volta senza intonaco dell’abside sinistra lasciava chiaramente vedere che il semicatino era formato da blocchi di arenaria, dello spessore quasi uniforme di circa 20-25 centimetri, lavorati sul posto pezzo per pezzo e messi in opera con pochissimo materiale cementizio, e da fasce interposte di mattoni.
La volta dell’abside destra, se non costruita con diverso materiale, ebbe forse una lavorazione meno accurata ed era già in rovina. Dalla parte esterna i muri semicircolari, privi di lesene e intonaco, appaiono formati da blocchi, di varia grandezza, della solita arenaria, e da mattoni sottili, disposti a spina di pesce, con interposizione di fasce di pietra o di laterizio.

Approfondimento storico-architettonico in:
– Estratto dal bollettino della Società Piemontese di Archeologia e di Belle Arti – 1947, a cura di Riccardo Ghivarello; vedi
http://archeocarta.org/wp-content/uploads/2014/11/resti-chiesa-sMartino-PiovaM.pdf, tratto da www.comune.piovamassaia.at.it

Info:
I resti della chiesa sono all’ingresso del paese, su un piccolo poggio che è stato rinforzato per impedirne il crollo, accessibili con una scala a pioli.

Link:
http://www.comune.piovamassaia.at.it/
https://www.lacabalesta.it/ciraas/testi/discussioni/piovasanmartino.html
https://www.chieseromaniche.it/Schede/172_SAN_MARTINO_DI_CASTELVERO_PIOVA_MASSAIA.htm#home

Bibliografia:
Pittarello L., Le chiese romaniche delle campagne astigiane, Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte, Torino (1ª ed. 1991; quarta ed.aggiornata 2002)

Vedi allegato, da “Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti”, pubblicazione trimestrale. – A. 1, n. 1/2 (gen.-aprile 1917) -. – Torino: V. Bona, 1917: San Martino in Castelvero

Fonte:
http://archeocarta.org/piova-massaia-at-resti-della-chiesa-di-san-martino/

Nome del rilevatore:
Angela Crosta – Gruppo Archeologico Torinese

Situazione al 30 nov 2020:
UNIVOCA Sindaco Piovà Massaia-signed, il 22 giu 2020
Risposta-Segnalazione Chiesa romanica di San Martino in Castelvero-signed, 13 lug 2020
UNIVOCA risposta al Sindaco di Piova-signed, 2 ago 2020

INTERVENTI EFFETTUATI DIRETTAMENTE

AVIGLIANA (To). Restauri nella Chiesa di Santa Maria Maggiore nel Borgo Vecchio.

L’importanza storica della Chiesa di Santa Maria Maggiore nel Borgo Vecchio di Avigliana è indubbiamente rilevante sia per la funzione parrocchiale svolta fino alla seconda metà del secolo scorso, sia per il ruolo centrale che la chiesa ha assunto nel determinare e caratterizzare l’immagine storica ed ambientale del possedimento della Prevostura di Oulx già dalla prima metà del XII secolo. Le prime notizie documentate risalgono al 774 quando vennero realizzati i primi rifacimenti a seguito di gravi danni subiti dalla chiesa nel corso della battaglia tra i Franchi di Carlo Magno e i Longobardi di Adelchi (773 battaglia delle Chiuse).
OLYMPUS DIGITAL CAMERADa allora è stato tutto un susseguirsi di demolizioni e ricostruzioni fino all’abbandono del borgo medioevale negli anni sessanta del secolo scorso, conseguente all’espansione della città verso la parte moderna ed il trasferimento nell’anno 1974 del culto presso la nuova chiesa di Santa Maria, situata nel borgo basso di Avigliana.
L’inizio dei numerosi furti che la spogliarono degli arredi sacri e del suo rapido deterioramento, ne segnò la decadenza strutturale e la contestuale vandalizzazione dei suoi locali che ne rovinò gli affreschi ed i contenuti. E’ del 9 agosto 1984 l’inizio dei lavori di restauro conservativo del monumento ed è grazie alla cura del Parroco Don Roberto Balbiano (1932-2017), dei borghigiani e di alcune associazioni di volontari che si sono potuti effettuare diversi importanti interventi strutturali alla fabbrica. Infatti nel 1995/96 la chiesa è stata oggetto di lavori che hanno interessato le coperture, il monitoraggio degli stati fessurativi ed il loro consolidamento, il restauro e risanamento della zona absidale.
OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl 25 maggio 1999 è stata costituita l’Associazione “Centro Culturale Vita e Pace” concordando col Parroco pro tempore di Santa Maria Maggiore le modalità di utilizzo dell’antica Chiesa parrocchiale già nota come chiesa dell’Annunciazione di Maria Vergine e stabilendo, con una convenzione, l’uso di questa come sede dell’Associazione e facendosi promotrice e sostenitrice, tra l’altro, del suo recupero per riportarla alla sua antica bellezza. Nello stesso anno la chiesa accoglie l’esposizione delle opere scultoree dell’artista Elsa Veglio Turino (Torino 1921-1988) diventando sede museale permanente.
Negli anni 1999-2000 si è proseguito con il restauro della facciata ad est e del prospetto nord e nel 2001 è stato completato il cantiere di recupero funzionale per la sistemazione ambientale dell’area dell’ex-cimitero ora adibita a giardino-museo e sede espositiva, per una selezione di sculture in gesso e bronzo di Elsa Veglio Turino; è stata anche eseguita la ripavimentazione del sagrato in acciottolato e queste attività, come altre susseguenti, sono state finanziate con la legge regionale 15/1989. E’ stata inoltre ritinteggiata la facciata e sono stati installati i cancelli di accesso alle aree esterne.
OLYMPUS DIGITAL CAMERANel 2000-2002 è stata eseguita una indagine stratigrafica degli intonaci delle decorazioni interne, sono stati realizzati i servizi igienici esterni e fognatura e nell’ambito del progetto “Mille e ancora mille anni di luce” è stata realizzata l’illuminazione della facciata della chiesa e del campanile, con posa della nuova campana sul campanile.
Nel 2004-2008 è stato eseguito il rifacimento della pavimentazione della cappella della Madonna del Carmine e della sacrestia e il completamento dell’area esterna adibita a giardino. Si è realizzato l’impianto di riscaldamento ed è stato restaurato il Crocifisso ligneo, le lesene e alcune opere pittoriche. E’ stato sistemato il Vicolo di Santa Maria di accesso alla chiesa, è stato messo in sicurezza il sagrato ed è stata realizzata la pavimentazione delle aree esterne in acciottolato.
OLYMPUS DIGITAL CAMERANel 2007 sono stati realizzati il nuovo impianto elettrico e quello di sicurezza anti-intrusione.
Nel 2008 è stato progettato il consolidamento della volta della vecchia sacrestia contestualmente all’inizio dei lavori.
Nel 2009 è stato eseguito il consolidamento della volta dell’antica sacrestia adiacente alla Cappella delle Reliquie, previo puntellamento dell’intradosso, con la realizzazione di un nuovo solaio armato e il consolidamento della struttura muraria con l’inserimento di putrelle di sostegno, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Architettonici.
E’ stato messo in sicurezza il campanile (2010) col rifacimento delle scale interne in legno e sostituita la croce del campanile consolidandone la cuspide; la vecchia croce è stata ancorata alla base della parete lato nord del fabbricato verso il giardino.
Nell’ambito del progetto “Turismo Religioso – Via Francigena, Cammino di San Michele” (2011 e seguenti fino al 2016) è stato eseguito il consolidamento della volta delle stanze adiacenti alla chiesa che presentavano vistose fratturazioni ed è stato creato un Polo di Accoglienza mediante la realizzazione di una camera con sei posti letto, una cucina, un bagno arredati ed è stata restaurata la scala interna di accesso al cosiddetto alloggio dell’Organista (lavori ultimati nel 2016). E’ stata progettata e consolidata la volta della cappella Battistero, o delle 2018-Risanamento fondazoni verso monteReliquie (2011), e sono stati restaurati, a cura delle famiglie che li hanno donati, alcuni banchi collocati nella navata centrale della chiesa.
Nel 2018 sono state eseguite opere di manutenzione ordinaria per il convogliamento delle acque meteoriche ed il risanamento delle fondazioni verso monte.
Nel febbraio 2021 è iniziato il 1° lotto dei restauro degli apparati decorativi interni, circoscritto alle due pareti presenti nella navata centrale, localizzate nella prima e seconda campata laterale a sinistra dell’ingresso. Sono stati installati i ponteggi ed i lavori sono eseguiti a cura della restauratrice Raffaella Bianchi di Bruino. L’intervento consiste nel rimuovere l’ultima fase manutentiva del Novecento per portare alla luce la decorazione monocroma su fondo verde di inizio Ottocento. Nel corso dei lavori sono state portate alla luce decorazioni seicentesche che sono in fase di valutazione da parte della Soprintendenza su come recuperarle.
Tutti gli interventi sono stati sempre realizzati in collaborazione con la Parrocchia di Avigliana, con la Curia di Torino, con gli Enti locali e secondo le direttive della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Culturali di Torino.
2021-Ante Restauro parete sxResta da eseguire il completamento del restauro degli apparati decorativi interni, degli affreschi e delle opere lignee, compreso l’organo ottocentesco, oltre alle meridiane esterne ed alla revisione delle coperture. Questo progetto è stato organizzato per lotti esecutivi funzionali, ciascuno caratterizzato da specificità anche per agevolare l’attività di fundraising, ed è tale da garantire, una volta compiuto, il conseguimento di un obiettivo unico e conclusivo: quello di un restauro globale del complesso, finalizzato al recupero della sua immagine storica e documentaria oltre che alla valorizzazione della sua funzionalità.
2021-Restauro in corso parete sx

Redatto a cura del Centro Culturale Vita & Pace – marzo 2021

 

REVELLO (Cn), Abbazia di Santa Maria di Staffarda. Recupero e restauro dell’affresco nel refettorio dei monaci: l’Ultima Cena.

Sulla parete interna del refettorio, rivolta ad est, si distingue, estesa, la superficie occupata da un affresco, una veduta raffigurante “l’Ultima Cena”, dipinta con toni policromi e certamente attribuibile alla fase storica precedente alle trasformazioni architettoniche del vano (sec. XVI), a seguito della battaglia di Catinat. L’affresco parte da una quota di circa 2 metri e arriva all’apice della parete attualmente visibile e, considerate le dimensioni, probabilmente occupava l’intera parete. Ben si evidenziano tre figure, tra cui il Cristo, e appena si intravvedono le tracce di altri tre apostoli.
UC 1Questa rappresentazione risulta elemento decorativo di secondo periodo rispetto la sistemazione anteriore del refettorio e del muro nell’ambiente, occupato evidentemente da una decorazione più in sintonia con la regola cistercense, che è possibile riscontrare in alcuni tratti, dalla presenza di pochi lacerti di intonaco con il disegno, bicolore impresso, che raffigura una tessitura muraria.”
UC 2L’importante opera della metà del XV sec., attribuita dalla critica al pittore Turcotto, è progettata su uno schema di ripartizioni orizzontali: la mensa, il loggiato con finimenti architettonici gotici, la disposizione delle vettovaglie su cui s’inserisce lo schema verticale delle figure. I personaggi sembrano assumere posizioni in movimento e la raffigurazione delle parti sottostanti le vesti e i calzari molto probabilmente esprime l’intenzione di rendere una continuità realistica con il contesto. Il dipinto è circoscritto, nei frammenti visibili, da una decorazione a fascia. La policromia usata è abbastanza ricca.
Le modifiche architettoniche effettuate in passato hanno occultato o distrutto gran parte della scena, i cui resti attualmente appaiono visibili nella lunetta dell’arcata creatasi sulla parete; lungo i bordi dell’arcata laterizia che si addossa alla parete sembra intravvedersi ancora qualche traccia dell’intonaco affrescato, non distrutto dalla sovramissione dell’arcata stessa.
Nella parte bassa del registro dipinto, molto più rovinata di quella alta e dove a tratti permangono solo alcuni brani di intonaco, si rileva la presenza di intonaco dipinto chiaramente posto al di sotto dell’Ultima Cena.
I due affreschi che si sovrappongono, manifestano l’appartenenza a periodi storici differenti, evidenziando ancora una volta la ricca presenza, all’interno del monastero, di apparati decorativi sulle pareti dei locali, sino ad oggi sottovalutati sia sul piano documentario che conservativo.
La rappresentazione infatti sembra essere un elemento decorativo di un secondo periodo rispetto alla sistemazione anteriore del refettorio e del muro dell’ambiente, come è possibile riscontrare, in alcuni tratti, dalla presenza di pochi lacerti di intonaco con un disegno bicolore impresso che raffigura una tessitura muraria.

uc 3Lo stato attuale di conservazione dei dipinti murali appare notevolmente compromesso, con totale perdita dell’intonaco e quindi anche della pellicola pittorica su oltre il 50{e610a6b9e6f1a90dd5f951efe9a68fcca98fd098e8c6ed9ee99f7140531e9c6e} della superficie intonacata. Da tutto ciò emerge evidente la necessità di un immediato intervento, anche se di solo carattere conservativo.
Si evidenzia quindi un grave stato di conservazione e si ritiene che le criticità presenti siano imputabili sia allo stato di completo abbandono per lungo tempo dell’edificio che all’uso improprio dei locali in epoche precedenti.
Necessita allora al più presto di operazioni di consolidamento degli strati di intonaco ai supporti murali e soprattutto di recupero dello strato corticale del dipinto per scongiurare ulteriori crolli e perdite dello strato pittorico.

Si tratta quindi della necessità di un intervento conservativo dell’affresco necessario per permettere una miglior lettura dell’ambiente del refettorio dei monaci che altrimenti si perderebbe per sempre.

Inoltre, l’Associazione AMICI DELLA FONDAZIONE ORDINE MAURIZIANO odv ha ideato, realizzato e gestisce sulla rete internet il progetto “Ultima Cena” (www.ultimacena.afom.it) con mappatura delle rappresentazioni presenti in Italia e all’estero al fine di collegare virtualmente queste opere e di promuoverle creando circuiti di visita. Sul sito internet citato sono già state inserite oltre 100 schede. Da questa mappatura è possibile studiare percorsi tematici che colleghino, per esempio nel cuneese, all’Abbazia di San Dalmazzo di Pedona (Borgo San Dalmazzo) ed alla Casa canonica di Genola (tela raffigurante l’Ultima Cena). Sarà poi possibile allargare tali percorsi anche ad altre province piemontesi ed oltre.

uc 4Per raggiungere lo scopo l’Associazione Amici della Fondazione Ordine Mauriziano odv ha individuato un percorso che qui sotto viene documentato:
– 8 maggio 2017 – Richiesta autorizzazione ad intervenire alla Fondazione Ordine Mauriziano, proprietaria dell’Abbazia;
– 16 maggio 2017 – Autorizzazione all’intervento da parte della Fondazione Ordine Mauriziano;
– 23 maggio 2017 – Richiesta autorizzazione ad intervenire alla Soprintendenza;
– 22 giugno 2017 – Richiesta contributo alla Fondazione CRT;
– 10 agosto 2017 – Autorizzazione della Soprintendenza;
– 31 agosto 2017 – Assegnazione contributo da parte della Fondazione CRT.
– 16 novembre 2017, accettazione del contributo da parte dell’Associazione;
-25 marzo 2019, ultimazione lavori;
-aprile 2019, partecipazione al bando di Progettazione Sociale 2019 di VOL.TO (Comunicazione di erogazione servizi del 30 maggio 2019)
-26 novembre 2019, assegnazione di contributo da parte della Compagnia di San Paolo (in corso erogazione finale)

In corso d’opera e parallelamente, si intende anche documentare l’operazione attraverso la raccolta di tutti i dati disponibili ed emergenti durante l’intervento di restauro in una pubblicazione da mettere a disposizione della proprietà, della Soprintendenza, di altri enti interessati e della comunità.
L’operazione verrà presentata e proposta al pubblico che visita l’Abbazia attraverso un depliant illustrativo ed alcuni pannelli fotografico-descrittivi da collocare all’interno del chiostro per invitare i visitatori alla visione del refettorio, normalmente poco frequentato e pertanto poco conosciuto.

uc 5I presupposti per la realizzazione di quanto sopra sono:
– rilievo e mappatura delle condizioni dell’opera, indagini non distruttive, fissaggio e consolidamento al fine del recupero dell’affresco,
– ricerca, individuazione e documentazione della produzione artistica relativa al tema in questione (Ultima Cena) e del pittore Turcotto,
– progettazione e realizzazione di un opuscolo divulgativo dell’iniziativa per portarla a conoscenza di studiosi, appassionati e studenti, a corredo di una piccola mostra documentaria che presenti la produzione artistica rifacentesi al tema di cui all’affresco oggetto del recupero e del restauro.

Per raggiungere questi obiettivi l’Associazione si sta adoperando per ottenere la necessaria copertura finanziaria grazie al concorso di Enti pubblici e privati (Fondazione CRT – Compagnia SanPaolo – UNI.VO.C.A.), al sostegno dei Centri di Servizio per il Volontariato (Vol.To) ed attivando una raccolta di fondi da soggetti economici e cittadini interessati al recupero dell’opera.

Allegata: completa descrizione dell’intervento: REVELLO, Staffarda, Ultima Cena, 8 marzo 2018

Alfredo Norio – presidente
Feliciano Della Mora – presidente emerito

A SEGUITO INTERVENTO DI RESTAURO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE AMICI DELLA FONDAZIONE ORDINE MAURIZIANO SI RITIENE SUPERATA LA SITUAZIONE DI DEGRADO.

In merito è stata realizzata una pubblicazione per illustrare l’intervento; vedi allegato: Ultima-Cena-Staffarda

TORINO. Cascina Bert.

Nel 2018 Pro Natura Torino ha partecipato al progetto europeo Erasmus+ ELI (Environmental Learning Illustrated), avente come scopo la sensibilizzazione sui temi legati alla tutela ambientale attraverso la realizzazione di un corso online di formazione ed approfondimento sui temi ambientali ed una graphic novel incentrata sui medesimi temi.
Il primo incontro tra i partner si è tenuto il 5 giugno 2018 a Cascina Bert, nell’aula didattica appositamente attrezzata a sala riunioni, con la possibilità di proiettare delle slide.
cascina bert 1L’incontro ha rappresentato un’ottima occasione per far conoscere a livello europeo il restauro della cascina e le attività che vi si svolgono: i presenti hanno potuto ammirarne la posizione panoramica, gli spazi verdi ben curati e la funzionalità degli interni ed hanno manifestato il loro apprezzamento per la determinazione nel realiz-zare il recupero di una struttura destinata al degrado e forse alla speculazione, restituendola all’uso pubblico.
L’esempio di Cascina Bert ha suggerito all’organizzazione scozzese The Sure-foot Effect, capofila del progetto ELI, l’idea di un nuovo progetto Erasmus denominato FbR (Breakthrough for resilience) e avente come oggetto la “resilienza”, termine oggi molto usato per definire la capacità di resistere alle avversità ed ai cambiamenti.
Il progetto si propone di studiare esempi di resilienza legati a individui, comunità, luoghi o spazi di territorio. L’esempio di Cascina Bert è stato ritenuto significativo non solo per gli aspetti legati al recupero della struttura ma anche per la sua applicabilità agli aspetti di resilienza individuale e di comunità, rappresentati dal lavoro volontario richiesto per la realizzazione e la conduzione nel tempo del progetto e la sua capacità di aggregare varie Associazioni nelle attività di fruizione della cascina.
bert 2Tra queste attività vanno qui ricordate quelle rivolte agli anziani nel 2019, nell’ambito del progetto “Dare dignità: un impegno, un percorso” di cui è capofila l’Associazione “Orizzonti di vita Piemonte”. Purtroppo lo stop dovuto all’emergenza Covid 19 ci ha impedito di ripetere nel 2020 questo tipo di iniziative. Si sono invece potute organizzare, con opportuni accorgimenti per il rispetto delle norme, le attività di Estate Ragazzi in collaborazione con ASAI, mantenendo un’abitudine ormai consolidata e che risponde ai bisogni dei giovani e delle loro famiglie.

Vedi relazione completa sul recupero dell’immobile a cura di Pro-Natura Torino, vai a:  https://www.univoca.org/wp-content/uploads/UNVC-Q-20-PRONATURA.pdf

Segnalazione: Paola Campassi

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