Una riforma del terzo settore senza volontariato?

Il ddl per la riforma del Terzo settore http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/313130.pdf ora all’esame del Senato, presenta novità rilevanti che costituiscono un danno per il settore del volontariato, al quale viene attribuito un ruolo marginale, ambiguo e contraddittorio, che ne snatura l’identità. Il ddl ha come obiettivo esclusivamente il riordino del cosiddetto no profit (aps, impresa sociale, cooperazione, fondazioni).
La LOGICA DEL DONO e della gratuità è stata sostituita da quella dell’impresa, introducendo formule sempre più complesse e striscianti di pagamento.
Nasce così il nuovo welfare low cost, a supporto di uno Stato che dice di non avere più soldi, continua a tagliare servizi essenziali, ma non la spesa pubblica. Questo ddl di riforma del terzo settore è lo strumento giuridico costruito su misura per la grande cooperazione, secondo una logica imprenditoriale.
Il volontariato è cosa diversa e chiede ed esige chiarezza e rispetto, così come rispetta tutte le diverse identità del mondo delle ONLUS. Chiede ed esige proprio per questo il riconoscimento della sua SPECIFICA IDENTITA’, che esula da ogni logica mercantile.
Si vuole evitare i meccanismi in atto che alimentano la confusione fornendo informazioni mendaci o equivocabili ai cittadini, che non possono riconoscere le trappole del politichese.
Non si approva la volontà di valorizzare l’utilizzazione dei volontari singoli (art. 5 n.1 lett. a), che operano nelle APS, Cooperative, Imprese sociali, Comuni e istituzioni pubbliche (forma di volontariato civico singolo e non associato), ai quali il ddl intende dare riconoscimento formale rinforzando il loro ruolo di ammortizzatori sociali.
Non si approva la volontà di centralizzare tutto a livello nazionale (art. 4 n.1 lett. I) la riforma dei Co.Ge ora regionali, la modifica delle competenze dei Centri di Servizio con l’estensione dei servizi a tutti gli enti no profit, l’ambiguità del Registro unico nazionale di tutte le associazioni, che alimenta in modo programmato la confusione di identità.
Ci preoccupano le modalità di controllo (art. 5 n.1 lett. D) affidate a livello nazionale per le grandi associazioni o gli enti di secondo livello, ma ancora più ci preoccupa l’affidamento del controllo per le piccole associazioni ai Centri di Servizio, per evidenti problemi di conflitto di interesse e di subalternità.
Ci preoccupa l’estensione dei servizi a enti non di volontariato (APS, Cooperative, Imprese sociali, Comuni) prevista per i Centri di Servizio a parità di risorse: significa diminuire le esigue risorse del volontariato, per finanziare enti commerciali e pubblici che si avvalgono dei servizi di volontari singoli.
Si tende così non a rafforzare il volontariato organizzato, che ha uno stile, una tradizione, una mission, ma a puntare sui singoli, alle dipendenze di Enti del terzo settore ed istituzioni, sottraendo così ulteriori risorse umane ed economiche alle organizzazioni di volontariato organizzate. Per questo si chiede:
1) che la proclamata volontà di “semplificare la normativa vigente, garantendone la coerenza giuridica, logica e sistematica” (art.2 n.1 lett. d) venga effettivamente attuata. Al momento, visti i testi, frutto di evidenti pressioni da parte di esponenti del terzo settore, nonché di tentativi di compromesso tra le diverse parti politiche, sembra che il risultato finale possa essere quello di aumentare la confusione concettuale, ideale e giuridica.
2) che, anche nell’ipotesi di attuazione del “Codice del Terzo Settore” e del Registro Unico del Terzo Settore, siano comunque tenute chiaramente distinte la natura, le funzioni ed il regime legale del Volontariato Organizzato rispetto agli altri Enti del Terzo Settore.
3) che i Centri di Servizio per il Volontariato, restino destinati a supportare il Volontariato, senza dover allocare le già scarse risorse a favore di altri Enti del Terzo Settore e senza funzioni di controllo sullo stesso, creando una situazione di conflitto di interessi impossibile a sanarsi.
4) che venga emanato, tra i decreti attuativi previsti, un decreto attuativo dedicato solo al volontariato.
Il Comitato promotore
Il documento riportato esprime una ulteriore riflessione e vuol essere un contributo di chiarezza soprattutto nei confronti dell’opinione pubblica, a tutela dell’identità propria del volontariato.